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ISBN 9788865018026 |
Caratteristiche: 12 pagine f.to 180x180mm (tutte stampabili). |
Racconto originale — Genere: Pulp
TRAILER
(...) Mi alzai quel mattino con un gran mal di capo.
Entrai in bagno, tirai fuori l’uccello e mi svuotai la vescica. Ormai mi serviva solo a quello, l’arnese.
Mi toccai il volto, sentii la barba dura. Andai verso lo specchio non notai nulla, ero ancora insonnolito , aprii l’anta a sinistra, presi il rasoio, attaccai la spina, la collegai alla presa, lo accesi, e mi rivolsi allo specchio. Il solito santo movimento di ogni solito santo giorno in questa solita santa città in questo straccio di mondo fetente dove le solite facce fetenti portano a spasso i loro cadaveri muscolosi.
Quando guardai nello specchio ci misi un paio di secondi: sbattei le palpebre, le sbattei di nuovo, col rasoio in mano che faceva zzzeeeeee... uno zanzarone micidiale che mi teneva ancorato alla realtà ogni sacra mattina , quindi le sgranai una terza volta, stavolta col panico addosso. Tenni gli occhi sullo specchio. Cioè, FORSE stavo tenendo gli occhi sullo specchio, perché la mia cultura mi diceva che è con gli occhi, che si vede il mondo l’esteriorità del mondo, perché la verità si vede con tutt’altro strumento , ma nello specchio gli occhi non c’erano, e non c’erano il naso, le orecchie, la cazza di barba che ogni mattina distruggevo pensando a Hitler, e che ogni mattina successiva ritrovavo sul mio volto, metafora della vita, metafora delle cose che ogni giorno pensi di aver compiuto e che il giorno dopo scopri tutte da rifare, rivelandoti l’inutilità del fare qualsiasi cosa, e non c’erano le guance, le orecchie, i tulipani, i papaveri, le margherite, la mia faccia era scomparsa!
Non c’era più la mia faccia. Vedevo il collo, e giù, sporgendomi di più verso lo specchio, vedevo il petto, l’ombelico, l’uccello frì frì le ginocchia. Ma tornato su, non vedevo più la faccia. I capelli, cazzo, i capelli c’erano, quelli sì, ma la faccia no. Dove ero abituato a trovare la mia faccia preziosa ora lo specchio trasmetteva l’accappatoio appeso due metri più indietro, alle mie spalle.
Sbattei un’ultima volta le palpebre, poi allungai la mano verso il posto dove sapevo stesse la cara vecchia faccia. Nello specchio vidi la mano salire. Dando retta agli altri sensi, mi toccai: la barba era ispida, c’era, ma nello specchio stavo toccando l’accappatoio, come in un giochino di inganno di prospettiva, quando tenti di stringere fra pollice e indice la luna che sta in cielo.
(...) Rimasi su una sedia della cucina per parecchi minuti, senza riuscire più a coordinare i pensieri. Mi venne in mente che Bomonique, vedendomi, sarebbe svenuta. Che in strada avrei fatto furore l’uomo senza volto, fantascienza, orrore, gente che scappa, bambini che piangono trascinati via dalle mamme con la faccia ah, la faccia! stravolta, i Carabinieri che mi fermano, mi picchiano, mi urlano violentemente «favorisca la faccia, prego».
Erano le 9, e il suono del campanello mi riportò sul pianeta Terra, direttamente dall’iperspazio, a cento volte la velocità della luce.
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The Face (1991 - novel)
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