«D’io.» Il messaggio perduto di Yeshua - RECENSIONI |
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«Ho finito di leggere il tuo libro... no, il termine giusto è "divorare" il tuo libro. Devo farti i miei complimenti per come è scritto, si fa leggere con piacere. A parte lo stile (chiaro e fluido), anche la costruzione con cui guidi il lettore attraverso i fatti e le loro possibili interpretazioni rende il libro sempre interessante fino all'ultima pagina. E devo dire che, se non fosse per una nota imperfezione umana che ci porta ad avere bisogno di dormire, l'avrei finito anche prima. Riguardo a Yeshua bar Yosef devo ammettere che è la prima volta che mi trovo a considerare come plausibile l'ipotesi di un solo Gesù, in contrapposizione con l'ipotesi che i vangeli siano una raccolta di spezzoni di vita di vari individui, e che costui fosse ben conscio delle possibilità che poteva avere se fosse riuscito a far avverare tutte le profezie e le aspettative sul suo conto. In generale non ho trovato nel tuo libro dei punti non condivisibili o delle ipotesi troppo forzate per essere accettabili. Ti devo fare i miei complimenti per l'amplissima documentazione che porti a suffragio della tua ipotesi. Non so come tu possa aver letto così tanto in soli 10 anni... supponendo, ovviamente, che tu non abbia fatto solo questo.» Pasquale Croce, Milano |
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«Il suo ultimo libro è veramente ben fatto e, direi, quasi intrigante alla lettura. Ha letto l'ultimo di Eisenmann? Da tutt'altri presupposti, ha molti punti di contatto con il suo studio; ma ho trovato «D'io» molto più obiettivo, e criticamente onnicomprensivo. Grazie per la lettura piacevole, a volte difficoltosa ma allo stesso tempo notevolmente documentata. La attendo ad una nuova prova maiuscola.» Francesco Franzoso, Rovigo |
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«La nuova edizione di "D'io" è splendida: credimi se ti dico che molte case editrici se li sognano libri fatti così bene. Del contenuto... che ti devo dire, è favoloso. Non sono un novellino della materia, mi interessa da anni e l'ho studiata parecchio; ma il tuo libro fornisce veramente un quadro d'insieme assolutamente spettacolare e completo, che è illuminante per il neofita e utilissimo per chi qualcosa già la sa. Non è ovviamente la parola "fine" alla "questione Gesù", quella forse non arriverà mai, ma a tutt'oggi è sicuramente uno degli studi (se non LO studio) più completi, ben scritti e ben argomentati della materia. Deve essere pubblicato, non può restare nell'underground.» Stefano Bertone, Roma |
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«Mi auguro che lei si renda conto della portata del suo libro. Al di là della modestia che usa definendosi un "profano che è entrato nel recinto degli studiosi", lei soverchia in arditezza i grandi calibri delle accademie: nessuno ad esempio aveva ancora colto le sospette somiglianze fra gli scritti di Giuseppe Flavio ed alcuni episodi centrali dei Vangeli, la qual cosa peraltro costringe a spostare in avanti di diverse decine d'anni le datazioni di Matteo e Luca; o la malattia che evidentemente portò San Paolo a quelle visioni così esiziali per la fuoriuscita della nuova fede dall'ambito ebraico. Il suo Yeshua è uno scrigno prezioso che, nelle mani teologiche giuste, potrebbe costringere le principali Chiese Cristiane cattolica, ortodossa e protestante a rivedere, di nuovo unite, i loro schemi obsoleti, per portare finalmente il Cristianesimo ad un salto di qualità che lo renda più accettabile per l'uomo del terzo millennio, con meno mitologia e più significato. Sto cominciando a rileggerlo daccapo, non mi era mai successo di leggere due volte la stessa opera. Ma in effetti sembra che lei abbia aperto una nuova via, nella fede in Gesù: un personaggio che non ha ancora esaurito tutto il suo potenziale per insegnarci a vivere meglio la nostra vita.» Nadia Paltrinieri, Modena - Non autorizza il contatto |
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«Il suo libro mi ha creato degli scompensi non indifferenti. Dopo averlo letto, ora entro in chiesa con un grave senso di colpa, e non riesco più a guardare il crocefisso come facevo prima. Ma non gliene faccio un demerito, anzi! Il fatto è che ho cominciato a seminare il panico nella mia parrocchia, e le spiego brevemente il perché. Dopo aver scoperto, grazie al libro, che il Vangelo di Giovanni non nomina mai l'Eucaristia, pur occupando l'Ultima Cena ben un quarto dell'intero scritto giovanneo, sono andata a chiedere lumi al mio sacerdote, che per inciso è un appassionato sostenitore della "superiorità spirituale" del Quarto Vangelo. Ho ricevuto un blando sorriso di circostanza ed una carezza sulla testa, e l'invito a guardare il Nuovo Testamento nel suo complesso. Ho "cercato conforto" da un'altra parte, presso un giovane sacerdote che nella mia città ha fama di erudito, e le sue messe sono sempre strapiene (fra l'altro è l'unico sacerdote che io abbia mai sentito definire la "verginità di Maria" come un "mito", e detto da un prete questo è di per sè sconvolgente). Bene: su Giovanni non si è pronunciato, limitandosi a confermare ciò che non poteva smentire, e non ha neanche risposto al problema che deriva dall'insussistenza dell'Eucarestia (ossia, se non c'è stata istituzione dell'Eucarestia, in quella famosa Cena, che fine fa la transustanziazione e dunque che valore ha "il corpo di Cristo" che i fedeli prendono durante la Comunione?). Non solo: gli ho chiesto anche chiarimenti sul fatto che l'originale Vangelo di Marco si ferma alle donne che fuggono spaventate dal sepolcro vuoto, e che tutta la parte successiva è "posticcia". Mi ha quasi dato della "matta", dicendo che è "scientificamente provato" che questa è una falsa tesi, e che i manoscritti antichi di Marco non sono tutti privi della parte della Resurrezione (con ciò sottintendendo però quel che lei scrive nel suo libro, e cioè che le copie più antiche rimaste del Vangelo di Marco sono prive dei versi successivi a Mc 16,8, quelli della Resurrezione!). Ho preferito finirla lì, e ho evitato di dirgli che la mia copia della Bibbia, copia ufficiale CEI, fra le note a margine al testo marciano, dice testualmente che "i versi successivi a Mc 16,8 non sono originali di Marco ma sono aggiunte postume, riconosciute però come 'ispirate' (sic!), e quindi veritiere, dal Concilio di Trento del 1542"! Cioè è la stessa Chiesa a smentire ciò che mi ha detto il giovane parroco! Insomma, non so veramente che pesci prendere, ma ho deciso di evitare di interpellare ulteriormente gli uomini di chiesa della mia città, onde evitare di diventare una "appestata" (io ci devo vivere, qui!). Ho comunque capito che non si può "trovare conforto" presso gli ecclesiastici, perché sono tutti comunque chiusi ad una verifica storica e/o scientifica: nessuno di loro potrà mai rispondere serenamente alle mie domande, e fra l'altro credo che il 99,9% di loro sia all'oscuro della verità. La stessa Chiesa non sa la verità! L'unica strada è quindi quella di leggere e scoprire le cose da sé. Ed è ciò che ho cominciato a fare. Anche grazie alla sua bibliografia. Mi rifarò viva.» Rosa C., Enna - Non autorizza il contatto |
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«Incredibile che un testo del genere sia reperibile solo nei meandri più nascosti del web, da un signor nessuno che fa tutto da sé, e non in libreria da un grosso autore! È un saggio fuori dal comune.» Alessio Cardano, Parma - Non autorizza il contatto |
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«Un'opera che sta al di là degli ateismi, degli agnosticismi e degli integralismi, al di là dei Cattolicesimi, delle Ortodossie, delle Riforme e Controriforme. Al di là delle più bieche e incomprensibili teologie. Bene ha fatto l'autore a mantenersi schiettamente distante dalle biforcazioni del Cristianesimo nei suoi svariati rami, fermandosi nella disamina al momento del sorgere dei dogmi della Chiesa. È bellissima la lucida analisi di come e perché il pensiero religioso si sia evoluto lungo "un milione di giorni" fino a giungere alla nascita del mito più accattivante di tutti. Su tutto, si staglia questa figura d'un uomo eccezionale con un suo personalissimo messaggio altrettanto eccezionale, che fa fuori gli ipocriti e incita a rimboccarsi le maniche per darsi da fare a rendere il mondo migliore, qui e ora. L'uomo più umano di tutti, per parafrasare l'autore. È vero: questo libro fa ri-innamorare di Gesù, liberandolo dall'alone mitico che gli abbiamo montato addosso negli ultimi venti secoli. L'uomo è più profondo della sua leggenda.» Patrizia Clerici, Ancona - Non autorizza il contatto |
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«Vorrei ringraziarti per la profondità e la qualità del tuo saggio. Lo sforzo per l'indagine che hai condotto è stato senz'altro considerevole. Quel che ho più apprezzato però, è stata la passione che traspare in tutto il tuo scritto. Un'intensa passione per la verità. L'analisi che hai svolto, e che hai voluto condividere, mi pare particolarmente completa. Si potranno senz'altro aggiungere altre informazioni e congetture, ma ritengo che il quadro d'insieme sia quello da te descritto. Sono anch'io dell'idea che Gesù sia stato un "illuminato". E che il suo messaggio sia stato dal cristianesimo in gran parte perduto. Ora però occorre andare avanti. Non tanto per fondare un "Cristianesimo Numero Due", ma per approfondire il significato di "D'io". L'eternità del presente è una verità che sta emergendo alla coscienza umana. Sinora è una conquista solo di pochi, ma occorre favorire la diffusione di questo nuovo modo d'intendere la realtà. Un nuovo modo che ritengo sia l'unica risposta veramente efficace da opporre all'avanzata del nichilismo.» Roberto Vai, Alzano Lombardo |
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«Non capita tutti i giorni di trovare un autore in grado di trattare un argomento di questa portata per affrontare il quale sono necessari studi approfonditi su testi che sono spesso in lingue antiche in modo così chiaro, semplice, analitico. Mantenere al contempo uno spirito critico obiettivo, supportato da precisi riferimenti storico-letterari e tenere alto l'interesse del lettore senza annoiarlo, credo appartenga più all'unicità che alla rarità. Mario Pelletti, Seregno |
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«Per dirla con Odifreddi, è inutile pretendere di "continuare a propinare all’uomo occidentale contemporaneo stantii miti mediorientali e infantili superstizioni medievali". Questo libro ha come corollario che un "Gesù storico" sia realmente esistito: ma le esigue testimonianze (le poche righe di Tacito, Svetonio e soprattutto Flavio Giuseppe) potrebbero benissimo essere dei falsi, visto che comunque tutto il sapere sopravvissuto è passato dalle mani degli amanuensi medievali, cioè dei frati cattolici! Dunque perché giungere alla conclusione che alla base ci sia un personaggio reale?» Enrico Codara, Albissola Marina - Non autorizza il contatto |
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«Si tratta di un libro divulgativo che (e questo è un miracolo autentico!) riesce a non essere insopportabile. Ottimo per chi non conosce l'argomento, buono anche per far riflettere sulla ortodossia "semplicistica" di quel catechismo italiano che presenta Gesù senza problemi né contraddizioni e avulso dal suo contesto storico. È un vero peccato che l'autore abbia smesso di tentare di farsi pubblicare da un vero editore: questo poteva essere il testo giusto, visto che su Gesù sta uscendo di tutto!» Angelo Rosati, Numana Lido - Non autorizza il contatto |
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«Un'opera auspicata da molti, che riunisce in un solo libro notizie ardue da trovare per ricostruire in modo attendibile la probabilità storica dell'esistenza di Gesù. Miti, leggende, religioni attraversano i tempi e possono essere manipolati nei passaggi orali o scritti, mentre un nome, Gesù, che giunge fino a noi e di cui si ritrovano molteplici tracce nelle decadi successive alla sua presunta esistenza, rendono quest'ultima assai certa. La terra, l’epoca, la cornice religiosa e gli eventi storici del suo tempo, analizzati ed esposti con chiarezza, forniscono un quadro dove la figura di Gesù non può essere considerata un’invenzione. Un Gesù deve essere esistito, profeta per i pochi Ebrei che gli credettero, profeta per l'Islam che sei secoli dopo lo onorò come tale, ma soprattutto nemico dell’ordine religioso costituito (e colluso con l'Impero di Roma) che lo condannò.» Gianantonio Guglielmi, Novara - Non autorizza il contatto |
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«Saggio molto equilibrato. Prendendolo temevo fosse troppo polarizzato sugli estremi, cioè a favore della visione teologica o della visione revisionista, ma poi mi sono resa conto che ha il pregio di divulgare i dubbi, le manipolazioni e le false tradizioni su Gesù senza sminuire la visione cristiana almeno quella più autentica dei primi secoli ; e, soprattutto, fa (ri)scoprire il messaggio morale dell'uomo-Gesù, che ha un'ottica ben poco cattolica nella sua concezione della famiglia, per esempio, o dell'impegno sociale, o contro l'ipocrisia.» Siria Dainelli, Firenze - Non autorizza il contatto |
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«Dietro la "facciata" di ricerca storica e razionale di Gesù traspare una leggera diffidenza mista a qualche dubbio della figura del "salvatore". Sembra quasi che nel fare l'indagine si perda un pò quella considerazione verso il personaggio non comune che si indaga. Inoltre mi pare che l'atteggiamento di fondo non sia quello della ricerca ma quello della ridefinizione rispetto alle conoscenze possedute dalla tradizione cristiano-cattolica. Mi ha colpito il concetto della figura di Gesù come ebreo più che cristiano, della sua solitudine, della sua fede nel padre.» Luca Ricci, Monterotondo Marittimo - Non autorizza il contatto |
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«Chi non pone e non si pone mai domande, che siano o meno "sapienti", chi non ha mai voglia di sentire un'altra opinione, anche se sull'argomento più discusso, chi cerca nei libri degli altri la conferma alle proprie verità, non si merita un testo così. Non ha la pretesa di convincere né atei né credenti, racconta ciò che molti già sentono. L'indagine storica non deve inventare niente di originale ma mette a disposizione di tutti i suoi contenuti. Andrebbe fatto leggere ai ragazzi, e anche a tanti preti.» Paola Bertoni, Belgirate - Non autorizza il contatto |
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«Questo saggio è un'inchiesta, e, come dimostra il titolo del libro di Augias sullo stesso argomento (ma il buon Corrado farebbe bene a tornare a fare "Chi l'ha visto"!), "inchiesta" è una parola che piace a molte persone desiderose di conoscere la verità su un argomento così delicato come la religione (visto che nel mondo ce ne sono tante, di religioni, ed anche autorevoli). Le "novità" che stanno recentemente emergendo su Gesù continuano a riscuotere successo; tuttavia si è forzatamente curiosi di scoprire una "nuova verità" che, per qualche strano motivo, è stata celata nel corso dei secoli (pare sia una sensazione molto forte). Mi chiedo se potrà mai esistere una commissione imparziale di esperti, in grado di poter raccogliere gli elementi necessari e sufficienti per formulare una corretta valutazione su tutto ciò che riguarda le tradizioni religiose, a cominciare dall'Ebraismo, per passare al Cristianesimo e all'Islam.» Maurizio Frigerio, Milano - Non autorizza il contatto |
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«Fatti, indizi e documenti su una presenza così... presente nella nostra vita quotidiana, eppure così sconosciuta, da farci riflettere più sulla nostra ignoranza che sullo stesso Gesù! Avvincente e curioso dall'inizio alla fine.» Ada Merisi, Corticelle Pieve - Non autorizza il contatto |
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«Non sono d'accordo con chi recensisce questo libro dicendo che l'autore riesce a separare il proprio punto di vista dai fatti: essendo questi ultimi troppo pochi, invece, a prevalere è proprio il punto di vista dell'autore! Il quale, per carità, va lodato per il tentativo in tutta onestà di scavare a 360° sul "personaggio storico". Ma certe interpretazioni sono molto soggettive, specialmente per ciò che riguarda il "Gesù politico": non ci sono a mio avviso elementi sufficienti nei Vangeli per giungere alla prospettiva proposta in questo saggio, né possiamo essere aiutati dai materiali esterni (Giuseppe Flavio, Tacito, etc).» Giuseppe Zoccolo, San Cipriano Picentino - Non autorizza il contatto |
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«Il saggio ha fatto rinascere in me la voglia di approfondire quelle che di solito, forse senza sapere bene di che cosa si tratti, vengono definite "le nostre radici cristiane". È la prima volta che indago la figura di Gesù Cristo al di fuori dei canoni religiosi, e l'esperienza è stata intensa. È il primo libro che leggo in cui si analizza Gesù come uomo e non come Dio, e a chi non c'è abituato la cosa fa un certo effetto: per quasi metà dell'opera l'autore presenta Gesù nella sua vita quotidiana e reale, e poi anche nella morte, senza gli orpelli dell'interpretazione teologica; nel resto del libro si esaminano lucidamente sia le premesse che hanno portato all'avvento di uno come Gesù, sia le conseguenze per la Storia umana della predicazione di un visionario (San Paolo) e di coloro che nei primi tre secoli eressero l'edificio cristiano (i Padri della Chiesa come Origene e Tertulliano), allontanandosi sia il primo che i secondi dalla vera essenza del Cristo. Certo è una lettura discretamente impegnativa, ma il tema non può certo concedersi troppo alla spettacolarizzazione. Di questo ringrazio l'autore perché, a prescindere dalla sua fede od opinione, ha tentato l'ardua operazione di parlare di religione senza far prevalere le proprie idee. Andando alla sostanza, il testo rivaluta molto la figura del Cristo agli occhi di quelli che, come il sottoscritto, da tempo ormai non si ritiene più un vero credente; e se da un lato conferma che il Cristianesimo non è mai stato, nel corso dei suoi 2000 anni, il concreto realizzo della "virtù" che Gesù ha voluto insegnare, dall'altro mette lo stesso Gesù sotto una nuova e più potente luce, e l'intensissima umanità che ne traspare ha molto più valore e senso della "deità pagana" in cui la "fede costituita" lo tiene invece tuttora immerso. È bello, quest'uomo-Gesù: è più vero del dio-Gesù.» Michele Carotti, Papigno di Terni - Non autorizza il contatto |
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«Ho letto almeno una ventina di libri sul Cristo, e questo è forse il più "politicamente corretto" che mi sia capitato (chi 'crede', sicuramente non può lamentarsi di mancanza di rispetto). Da persona ignorante sui fatti di Palestina l'ho trovato molto interessante, esaustivo, mi ha aperto un mucchio di prospettive (ad esempio su motivazioni, in ciò che il "Gesù storico" fece, che sinceramente non avevo neppur lontanamente immaginato, ma che effettivamente sono più che plausibili) e adesso mi riprometto di darmi da fare a recuperare un pò dei testi citati nella ricca bibliografia. Non posso che consigliarlo a tutti, credenti e non. Io non sono 'credente' e invidio davvero chi ha la fede, ma resto sbalordita nello scoprire quanti pochi fondamenti abbiano le 'credenze' (e tanti comportamenti) dei cattolici.» Wilma Gobetti, Milano - Non autorizza il contatto |
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«Ritengo abbastanza sterile chiedersi quale sia stata la realtà storica dell'uomo Gesù Cristo, perché la questione è a mio modo di vedere irrisolvibile. Sconsiglierei di accostarsi a questo libro coloro che hanno "sofferto" leggendo altre opere sull'argomento: qua si tocca Dio, mica l'assicurazione della macchina, e lo si tocca senza guanti e senza precauzioni.» Licia Adami Sossi, Trieste - Non autorizza il contatto |
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«Il libro ha una forza di suggestione che va al di là di ogni previsione che si può fare in base al "trailer" presente su questo sito. A metà dell'opera vengono i brividi alla schiena. L'autore evita, in ogni pagina e con abilità, di far prevalere il proprio personale punto di vista sui fatti. Vengono finalmente fatti a pezzi alcuni dei "miti" tanto in voga in questi anni: la bufala di Maria Maddalena "sposa" di Gesù, l'importanza dei fantomatici Rotoli di Qumran (che in realtà non rivelano nulla del Cristianesimo, trattandosi di testi ebraici), il fatto che Gesù era un ebreo che parlava agli ebrei e non voleva fondare alcuna religione, le numerose contraddizioni del Nuovo Testamento. Un saggio veramente ricco e appassionante. Per menti aperte e rilassate.» Achille Bianchi, Roma |
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«Questo libro ha un piccolo grande pregio: non cerca il sensazionalismo, non tenta di stupire. E ciò, in epoche codicidavinciane, è davvero una buona cosa, anche perché ci vuole del coraggio (o dell'allegra incoscienza, a seconda dei punti di vista!) a tentare di scrivere "serenamente", "scientificamente", su Gesù.» Amalia Vitaliano, Milano - Non autorizza il contatto |
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«Saggio che parte da lontano abbracciando praticamente l'intera esperienza religiosa umana, per chiudersi sui primi tre secoli del Cristianesimo con l'emergere della Tradizione. Uno schiaffo a chi basa la propria fede sul "sentito dire". Anche se tratta temi molto complessi e specialistici, il testo scorre facilmente; lo stile è spigliato, talvolta divertente, tutto il contrario del tono da professore universitario con il quale sono in genere scritte queste opere. E le conclusioni gettano una luce realmente nuova su Yeshua e sulle sue motivazioni. Il finale è toccante, con l'emergere di un "messaggio originale di Gesù" più sensato, più forte e più attivo di quello "da pecorella al macello" cui siamo abituati. Mi ha fatto ri-innamorare di Gesù Cristo.» Francesco Laterza, Castellaneta - Non autorizza il contatto |
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«Ho letto il libro e l'ho trovato soddisfacente. Di fatto propone molto già pubblicato a livello specialistico sull'argomento, ma ha il merito non indifferente di offrire una sintesi globale e di facile lettura a coloro che si muovono con difficoltà in quel mondo fatto di testi patristici, opere del Nuovo Testamento, papiri antichi e scoperte archeologiche, in cui gli studiosi seri si confrontano per capire meglio i percorsi che hanno portato alla nascita del Cristianesimo.» Tiziano Vecellio, Salerno - Non autorizza il contatto |
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«Ci sono tre cose per cui questo titolo vale i 20 mm di spessore che occupa nella mia teca: Gesù Cristo non è un'invenzione ma è realmente esistito, i Rotoli di Qumran non hanno niente a che spartire con il Cristianesimo, Maria Maddalena non si è sposata con Gesù Cristo, come vorrebbe una famosa recente bufala stravenduta. Il resto è paleografia, linguistica, storiografia, esegesi... cioè aria fritta, la prova certa dei fatti non l'avremo mai.» Erminia Bolaffi Boldrini, Superga - Non autorizza il contatto |
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«Fresco della lettura del libro, che ho divorato in tre giorni, voglio esprimere i miei più vivi complimenti per la chiarezza espositiva e la rigorosità storico-filologica di un autore che afferma di aver trasformato in un saggio una ricerca appassionata durata circa 10 anni (e la bibliografia che propone in coda all'opera testimonia che l'affermazione non è falsa). Cristo, questa enigmatica figura strumentalizzata in ogni epoca "ad usum delphini" o come "instrumentum regni", effettivamente merita che gli sia resa giustizia, oggi per allora: perché ci troviamo immersi tuttora in un tempo in cui gli uomini, invece di guardarsi dentro ("conosci te stesso"!) ed in profondità, si volgono fuori ed aggrediscono i loro simili insozzando la terra di sangue. E il Cristianesimo, dopo duemila anni di "attività", dimostra di non aver saputo migliorare più di tanto la situazione. Va riconosciuto all'autore anche il merito di non essersi vergognato, nelle pagine della sua conclusione (ultima necat!), di tentare di ricostruire quello che potrebbe essere il vero messaggio, "absconditus" ma neanche tanto, dell'esperienza in vita del "personaggio Yeshua": esistono chiavi di ricerca interiore e modelli di vita alternativi rispetto all'affanno della civiltà, del lavoro, della famiglia, della produzione, dell'arricchimento e della guerra. E della stessa religione. Poche parole, ma pesanti come i mattoni delle piramidi, frasi che la Chiesa dei Vescovi, dei Papi, della "Rerum novarum" e del Concilio Vaticano Secondo non ha mai avuto il coraggio non solo di ripetere ma anche di sentir pronunciare, giungendo ad offendere, minacciare, scomunicare, inquisire, bruciare chiunque lo facesse. Eppure, ottusi noi!, Yeshua le ripeteva chiaramente, ed è stupefacente che nessuno in duemila anni se ne sia accorto: stanno scritte là, nei Vangeli! La risposta va trovata nell'intimo di ciascuno di noi, e la metodologia di indagine non può che essere quella poi parafrasata dagli "gnostici".» Luigi Accardi, Tremestieri Etneo - Non autorizza il contatto |
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«"Madams-e-messiers", siamo davanti ad una visione lacerante, non ad un saggio: chiamare le cose con un nome convenzionale non le rende meno disturbanti, e questo sicuramente è un libro che disturba. Chi lo ha scritto non è uno studioso nel senso scientifico del termine (e lo dice sinceramente all'inizio), tuttavia tenta di rispondere ad interrogativi "mostruosi" in totale buona fede, "con la testa e con i testi" per usare la sua stessa felice definizione. Viva la libera circolazione della cultura e lo scambio di opinioni in un sano interlocutorio, cosa in cui i cattolici non sono certo specializzati. Molti sacerdoti dovrebbero leggerlo, e poi aprire i Vangeli per ritrovarvi confermato il vero spirito di un uomo straordinario. Uno spirito vitale, di azione.» Maria Fanella, Lecce - Non autorizza il contatto |
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«A che diavolo serve scoperchiare verità del genere? A togliere la speranza alla gente? Ormai è abbastanza chiaro che la religione cristiana è tutta basata su una serie di "miti" precedenti usurpati all'Ebraismo e al crogiuolo mesopotamico; ma questo saggio può solo servire a dare forza all'altro monoteismo forte (l'Islam): quindi sarebbe meglio bruciarlo, per evitare che l'infezione si propaghi! Ricordiamoci che il Cristianesimo, per quanto "finto", è l'unico baluardo alla barbarie!» Riccardo Caracciolo, Roma - Non autorizza il contatto |
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«A poco è servito censurare le scoperte, cercare di sottrarre i reperti e, di fronte al diffondersi delle notizie, ignorare volutamente tutto ciò che, con fin troppa chiarezza, trapela da esse. È solo una questione di tempo: come di fronte all’evidenza delle scoperte scientifiche inerenti l’evoluzione delle specie animali nessuno più parla della favola della creazione del mondo in sette giorni, allo stesso modo il "glorioso mito" di Gesù Cristo ha i giorni contati sotto i colpi della storiografia, dell'archeologia, della linguistica e delle altre discipline comparate. È proprio vero: "credere, per vedere", non il contrario.» Roberto Testi, Città di Castello - Non autorizza il contatto |
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«Caro Amico, ho appena finito di leggere il Suo splendido libro sul messaggio perduto di Yeshua e, se qualcuno mi chiedesse di sintetizzare il mio giudizio in una riga, direi: meraviglioso per fattualità e logica. Evidentemente, nel passare questo giudizio, sarei parziale, per aver constatato che, anche se per sentieri diversi, ci siamo incamminati per le stesse lande ed era quindi destino che ci incontrassimo. Solo che il Suo itinerario sembra escludere la parte finale del mio [1] ed è qui che vorrei passarLe i motivi per cui no, il mio non è escluso dal Suo. Fondo questa mia affermazione sulla mia non piccola esperienza di chirurgo di prima linea e di studioso. Le lance della fanteria romana erano piuttosto corte e, nel combattimento ravvicinato, potevano essere usate come lunghe spade (Shaka Zulu introdusse lo stesso tipo di lancia ed in breve tempo annientò tutte le tribù concorrenti, fondando nell’Africa del Sud il suo impero Zulu e facendo sorgere la leggenda secondo cui il suo popolo discendeva da una legione romana perdutasi a sud del Sahara!). La lancia romana era puntuta, rastremata alla sua punta e ben tagliente, per poter essere rapidamente estratta. Le scritture dicono che dalla ferita al costato di Gesù fuoriuscisse sangue e acqua. A questo punto il chirurgo è costretto a pensare come segue: il punto del corpo del condannato era di poco sopralevato, quindi il soldato responsabile lo ha colpito con la sua lancia tenendola angolata dal basso in alto. Probabilmente, come di solito succede con questo tipo di attacco, la punta della lancia ha colpito una costola, ha tagliato i tegumenti per poi scivolare in uno spazio intercostale e questo ha fatto uscire del sangue. Il condannato era stato sottoposto ad una precedente lunga flagellazione, quindi è da aspettarsi che questo tipo di trauma ripetuto della parete toracica abbia provocato una notevole reazione pleurica con formazione di essudato, per cui, appena la punta della lancia ha aperto un varco nella pleura parietale questo essudato che appare come acqua è fuoriuscito. Se la punta della lancia fosse penetrata più profondamente, avrebbe lacerato, nel costato di destra, il lobo destro del fegato, nel costato di sinistra, la milza, in entrambi i casi provocando una emorragia torrenziale che non avrebbe permesso di distinguere l’acqua dell’essudato pleurico dal sangue. Ora, questo tipo di lesione non può avere ucciso Yeshua. Al contrario, drenando l’essudato pleurico potrebbe anche aver notevolmente migliorato la funzione ventilatoria del polmone sottostante! Quindi, quell’inopinato colpo di lancia non avrebbe impedito al condannato di continuare a vivere, per cui, una volta ristabilitosi, è possibilissimo che abbia preso la saggia decisione di abbandonare quella barca di matti che lo circondavano per scapparsene nella pace dei posti dove era stato educato. A questo punto è pure necessario chiedersi se quel colpo di lancia c’è veramente stato e se, invece, la sua menzione non è anch’essa parte del sincretismo che ha creato il corpus mistico del Cristianesimo: a Bethlemme c’era il tempio principale di Tammuz-Astarte, dio nato da una vergine in una stalla, morto a 33 anni con una ferita nel costato e risorto al terzo giorno!» Prof. Dr. Alberto Bencivenga, Roma Medico Chirurgo (Roma) - PhD (Brent) - Specialista in Chirurgia (Firenze) - Specialista in Chirurgia Addominale (Firenze) - Specialista in Urologia (Firenze) - Facharzt Für Chirurgie (Tübingen) - Fellow, College Of Surgeons (Ecsa) - Professore Emerito di Chirurgia, Università Nazionale della Somalia - Professore Emerito di Chirurgia Ortopedica, Università di Nairobi |
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«Leggere questo saggio è a dir poco doloroso, perché quando arrivi all'ultima pagina capisci che fino ad oggi sei stata col prosciutto sugli occhi, pur avendo la verità a disposizione sul comodino. Ma il bisogno di credere è più forte della verità. Veramente un libro sconvolgente (sebbene sempre rispettoso e mai offensivo), nella sua impietosa ricerca sulle origini del Cristianesimo e su questa figura così meravigliosa che ha sempre riempito la tua vita, rassicurandoti, consolandoti... e che non ha basi storiche! L'autore ha avuto timore di trarre fino in fondo le sue conclusioni, e si dice convinto che Yeshua sia esistito: però secondo logica, alla luce di tutti gli studi disponibili, il personaggio di Gesù è più frutto della fantasia che reale! E la cosa terribile è che non sarebbe neanche difficile scoprirlo: quella Bibbia che teniamo sul comodino, e che non apriamo mai, ha già tutta la verità bella che disponibile, per chi la voglia cercare fra le sue pagine. A tutti noi cristiani viene raccontata una specie di “fiaba sacra” che estrae gli episodi più attraenti da ogni Evangelista e li fonde in un’unica storia, infiorata e abbellita, che però nessuno ha mai realmente scritto! È vero, è vero, perché non me ne sono mai accorta? Le discrepanze dei Vangeli sono un'infinità: quando Gesù nasce, la sua famiglia viene da Nazareth (Luca) o da Bethlemme (Matteo)? Giuseppe e Maria fuggono in Egitto (Matteo) oppure tornano a Nazareth (Luca)? Se è vero che ci fu un censimento su larga scala (Luca), perché nessun’altra fonte lo cita? La figlia di Giairo è moribonda (Marco) o è già morta (Matteo)? La morte di Gesù è durante la preparazione del pasto di Pasqua (Giovanni) o il giorno dopo (Marco)? Simone di Cirene porta la croce (Marco) o è Gesù a portarla per tutto il tragitto (Giovanni)? Gesù resta in silenzio (Marco) o ha numerose conversazioni sia durante la Via Crucis che sul Golgota (Luca)? Gesù rifiuta di fornire un segno della propria identità (Matteo) oppure ne fornisce parecchi (Giovanni)? E poi la cosa più clamorosa di tutte: nell’Ultima Cena è istituita l’Eucaristia (i tre Vangeli Sinottici) o il Lavaggio dei piedi (Giovanni)? Com'è possibile che Giovanni, nel cui Vangelo ben 5 capitoli su 21 (un quarto!) sono dedicati all'Ultima Cena, disconosca completamente l'Eucaristia? Perché Giovanni non parla di "questo è il mio corpo, questo è il mio sangue"? E, soprattutto, perché nessun prete me lo ha mai detto?» Cristina O.R., San Vito Lo Capo - Non autorizza il contatto |
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«La Fede è sempre sottoposta a dure prove. Ogni giorno, ogni istante. Guardi gli occhi, “dentro” gli occhi di un bambino messo ad un semaforo per chiedere l’elemosina, e, anche se per un solo attimo, ogni Credo vacilla in te. Questo libro non è lo sguardo di un bimbo infelice, è comunque uno sguardo penetrante che un po’ ti toglie le forze, un po’ ti intimorisce, un po’ ti disorienta. Ma è un libro d’Amore poiché nulla è tolto da e per l’amore di e per Gesù. È un libro sconvolgente, credo, nella sua ricerca, ma rispettoso, anche se a tratti “pungente” come è nello stile dello scrittore (vedi altre opere). È un gran lavoro di studio, riflessione, “scavamento” e “scovamento” di fonti. Oltre alle fonti proprie del cervello e della mano di chi scrive. Che reazioni ha una "cristiana media” nel leggerlo? All’inizio si chiede chi gliel’ha fatta mai fare! Poi si incuriosisce. Scopre altri modi di leggere la vita e le azioni di Gesù. Si sdoppia, forse. Una parte resta incatenata all’Amore per Dio, per Gesù Cristo, per ciò che silenziosamente alberga nel cuore. L’altra parte diviene razionale e segue i ragionamenti e gli studi dell’Autore, con cautela e curiosità. Ne nascono domande, scoperte, stordimento. Poi... infine... la "cristiana media" cerca di riunire le due parti per tornare ad essere un’unica persona, con le poche certezze e le molte incertezze di sempre... Cerca... e si ripropone di trovare dentro di sé il proprio "D’IO". Con questo libro ho imparato nuove cose e diversi modi di vedere e leggere la Storia. Ho imparato, come si impara sempre leggendo. Ma resto "fedele alla mia fede", poiché la sento dentro il mio cuore, nel mio essere più profondo. È questo un dono che ho e che ogni giorno cerco di rendere più vivo e forte, malgrado le debolezze del mio essere umano.» Anna De Angelis, Reggio Calabria |
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