I social media offrono una cassa di risonanza colossale, che mai la Storia umana aveva conosciuto, all’interno della quale esacerbare la rabbia — spesso e volentieri costruendola da zero con un meccanismo infernale affine alla ludopatia, ideato per incamerare fortune mastodontiche in un angolo preciso degli Stati Uniti: la Silicon Valley. C’è chi ha imparato a sfruttare questo meccanismo per fare altro: manipolare il mondo.
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VOL. 1
Che cosa accomuna populismo e fake-news, algoritmi informatici e cospirazionismo, estremismo religioso e ultradestra? Un tour allucinante nei recessi più sordidi della società contemporanea. Una ricostruzione implacabile di come (e perché) ci siamo ormai quasi persi le più importanti acquisizioni della Storia umana: democrazia, pace, pensiero razionale.
VOL. 2
Così l’internazionale di estrema destra che va dalla Russia ai fondamentalisti cristiani d’America ha aperto il vaso di Pandora di internet e attraverso disinformazione e complottismo demolisce le conquiste sociali, scientifiche e culturali dell’Occidente.
Disinformazione, complotti, un progressivo inarrestabile logoramento culturale e sociale indotto da forze reazionarie. “Rossobruni”, “nazihippie” e altri ossimori: quando gli opposti si fondono, vuol dire che ci vogliono sia nuove mappe che nuove bussole. Il libro, un saggio rigoroso in doppio volume, ambisce a fornire gli strumenti per orientarsi.
La rivoluzione digitale sta producendo il frutto più velenoso della Storia: il ritorno della destra ultrafascista, questa volta su scala mondiale, sotterranea e centrata su valori suprematisti — il potere degli uomini bianchi, la salvaguardia della religione cristiana, la sottomissione della donna e delle altre culture e religioni, la teoria della cospirazione. Ma la vera novità del terzo millennio è il grande consenso popolare per i Trump, i Bolsonaro, i Milei, gli Orbán, gli uomini forti che guardano con disprezzo alle regole e all’equilibrio dei poteri. Va rivista l’antica definizione di tiranno: non è più “colui che conquista il potere in modo illegittimo”. Oggi lo conquista in modo perfettamente legittimo, tra gli applausi della folla. Applausi digitali.
«Internet ha avvelenato la democrazia?» La risposta è sì. Esiste un disegno comune preciso messo a punto in posti precisi da persone precise. Che sfrutta abilmente e scientificamente gli spazi non regolamentati delle piattaforme social.
E mentre in ogni istante regimi repressivi, eletti in carica con ambizioni autoritarie e psicopatici di ogni calibro e nazionalità fanno dilagare complottismo, odio, “post-verità” e manipolazione dell’opinione pubblica, la Silicon Valley che ha costruito la perfetta tecnologia del caos ne ricava fantastiliardi di dollari.
Grazie a un’offerta giornalistica, letteraria e scientifica che abbonda di notizie inattendibili spacciate per “sensazionali verità” a un pubblico privo di strumenti culturali per vagliare ciò che legge, oggi puoi propinare qualsiasi frottola a qualsiasi persona. È quello che hanno capito per primi russi e cinesi e lo usano per smontare, con la disinformazione via internet, secoli di conquiste democratiche occidentali.
Il mondo come lo abbiamo conosciuto e goduto nel Dopoguerra è alle sue ultime battute. Con metodo scientifico questo libro spiega come ci siamo arrivati — e perché non c’è speranza di salvarlo.
Troppo a lungo le democrazie occidentali hanno sottovalutato il rischio rappresentato dalla disinformazione e dalla manipolazione delle opinioni pubbliche nazionali (la fabbrica dei troll del non compianto Prigozhin è solo l’esempio più celebre), in particolare attraverso la diffusione sistematica di contenuti mirati ad alimentare odio, soffiando sul fuoco delle divisioni sociali, politiche ed etniche: online attraverso migliaia di bot e profili fake, offline attraverso decine di giornalisti fake e politici fake.
Con il riaffacciarsi della guerra in Europa dopo quasi 80 anni consecutivi di inedita pace, il problema ha assunto una nuova dimensione, ed è a tutti gli effetti uno dei fronti più delicati del conflitto socioculturale in atto, laddove si combatte la battaglia per condizionare gli elettori e quindi i governi, allo scopo di spezzare la solidarietà occidentale.
Se questa è però una sfida globale, va detto che l’Italia si presenta come l’anello più debole della catena, per ragioni storiche.
In un certo senso, i nostri troll ce li siamo allevati in casa: sono un prodotto autoctono, a chilometro zero, e li abbiamo lasciati proliferare, prima ancora che in politica, nell’informazione e nella comunicazione, fino a lasciar scomparire quasi del tutto la stessa distinzione tra testate autorevoli e fogli scandalistici, per non dire più semplicemente tra giornalismo e populismo (la campagna contro “la casta” su cui sarebbe fiorito il grillismo, nel 2007, fu lanciata non da un anonimo giornale provinciale ma dal Corriere della Sera, il più autorevole e storico quotidiano italiano).
Su questo terreno fertile è germogliato nel corso degli anni quell’ecosistema dis-informativo in cui oggi ci troviamo a soffocare, fino all’atroce spettacolo offerto negli ultimi anni in particolare dalla TV, con assurdi confronti tra scienziati e santoni no-vax, tra studiosi di politica internazionale e sociologi da baraccone, tra professionisti riconosciuti e disinformatori di professione.
L’influenza pervasiva dei social media è cruciale nella trasformazione delle nazioni occidentali e nel deragliamento del relativo dibattito pubblico.
In questi tre “monologhi” i testi fuoriescono dal libro e si fanno viva voce: sfruttando la videocamera del telefonino racconto alcuni degli osceni meccanismi psicologici con i quali le piattaforme social hanno disgregato la razionalità («il sonno della ragione…») dell’Homo Occidentalis. Quasi che la rivoluzione digitale — incredibile paradosso — rappresenti il punto di arrivo dell’Illuminismo e l’inizio di una sorta di secondo medioevo.
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